Quando si parla di eco-sostenibilità molte persone pensano subito alla plastica come materiale inquinante per eccellenza e la maggior parte di esse la addita come materiale difficile da smaltire. Il motivo è da ricercare nelle campagne mediatiche distorte che espongono l’argomento in modo superficiale e nell’informazione basata su dati sbagliati, spesso non supportati dalle analisi di ricerca. A tutto questo si aggiunge la nascita del fenomeno “greenwashing” (che sfrutta l’appeal del termine “green” nel senso di “ecologico”) che non fa altro che aumentare la distorsione delle informazioni. Con “greenwashing” si intende un “ambientalismo di facciata”, e indica la strategia di alcune aziende che cercano di costruire intorno un’immagine di sé ingannevolmente positiva in termini di rispetto dell’ambiente, solo per mascherare i propri prodotti inquinanti. Attratte da questo trend molte aziende che utilizzavano confezioni e articoli in plastica hanno virato gradualmente la produzione a favore di altri prodotti, primo fra tutti la carta specialmente se pensiamo all’industria alimentare. In questo scenario di completa disinformazione i classici sacchetti dei supermercati sono tra gli articoli più colpiti a livello commerciale.
Analizzando però una ricerca condotta dall’Università di Oxford i fatti ne escono capovolti. Lo studio indaga sulla composizione degli oggetti più utilizzati e vi stupirete di come la plastica incida soltanto per l’1% rispetto al totale. Appare quindi evidente che eliminandola non si elimina il problema anzi, al contrario, lo si esalta.
Inquinamento: i veri fattori di responsabilità
Oggi la tecnologia ha fatto enormi passi in avanti, permettendo la creazione di plastiche eccellenti e biodegradabili, prodotte con granuli molto resistenti e sofisticati. Attraverso il loro utilizzo e un corretto smaltimento è diventato possibile un infinito riciclo del materiale con una perdita di qualità nel prodotto veramente minima.
Come già sottolineato nell’articolo che riguarda la situazione di spiagge e mari abbiamo più volte spiegato come il principale responsabile dell’inquinamento sia l’uomo, non la materia prima. Ognuno di noi è tenuto a decidere secondo la propria responsabilità dove gettare un rifiuto, scegliendo se sia giusto l’apposito contenitore per la raccolta oppure la strada. E dopo aver usufruito di un qualsiasi bene confezionato divenuto spazzatura, sono le nostre stesse mani a renderci partecipi della salvaguardia ecologica. In Teamplast sosteniamo sempre l’educazione alle persone e, prima di demonizzare ingiustamente qualsiasi bene di consumo, ne sosteniamo il corretto utilizzo e smaltimento.
I sacchetti del supermercato, plastica o carta? A voi la decisione
Partiamo dai fatti: nessuno dei due materiali è completamente eco-sostenibile. E se è vero che per produrre la plastica si utilizza un bene prezioso come il petrolio, è altrettanto corretto che per la carta si disboscano foreste necessarie alla rigenerazione dell’ossigeno per il pianeta. Per quanto riguarda il recupero della plastica, le ricerche stanno procedendo verso la rigenerazione di polimeri utilizzabili in campo alimentare, a partire dal recupero di materiale a uso domestico pulito, rigranulato e portato a forma di materia prima. Inoltre come indicato dagli studi, dobbiamo sottolineare che il processo di riciclo presenta evidenti differenze: per la plastica i procedimenti sono meccanici e ben poco inquinanti; ben peggiori sono sono gli agenti chimici necessari per il recupero e la decolorazione della carta.
Diventa necessario valutare il completo impatto di un materiale tenendo conto dell’intero processo di produzione e smaltimento che ne deriva. Produrre un sacchetto in carta comporta un’emissione di CO2 tre volte superiore rispetto allo stesso articolo fabbricato in plastica. Tornando alle buste del supermercato possiamo specificare che per la produzione di un sacchetto in carta di 60 gr vengono emessi circa 0,60 kg di CO2 contro 0,19 kg per lo stesso prodotto in plastica.
Anche il peso è importante e ha un impatto sull’ambiente circostante, poiché quanto più un oggetto è pesante (o ingombrante) tanto più saranno necessarie energie e costi per sostenerne la produzione, il trasporto e lo smaltimento finale. Le buste in plastica che troviamo alle casse dei supermercati pesano circa 6 grammi, contro i 60 grammi delle buste in carta.
Inoltre, un sacchetto di carta del supermercato è più fragile rispetto a quello in plastica. Se contiene oggetti pesanti o appuntiti è facile che si rompa con tutte le conseguenze che ne derivano. La tendenza è quindi quella di riempirli meno e usarne di più di quanti ne servirebbero realmente. Le buste in plastica, al contrario, sono più resistenti e se anche si rompono lievemente, difficilmente si lacerano del tutto. E ancora meglio sono riutilizzabili e riciclabili potenzialmente infinite volte.
Conclusioni: lo smaltimento dei rifiuti è parte fondamentale
Come abbiamo visto, è facile avere un’opinione distorta quando non si conoscono i fatti nel dettaglio. La carta, il vetro, il metallo, il legno e la ceramica hanno ottime proprietà e sono materiali ideali per la produzione di determinati articoli: così come la plastica!
Specialmente nei settori alimentare e medico-farmaceutico è fondamentale l’utilizzo di un materiale affidabile, pulito, sicuro e resistente che garantisca la protezione del contenuto al 100% e il suo totale isolamento da altre possibili contaminazioni.
I sacchetti in plastica, a oggi, sono l’alternativa più sicura ed ecologica per contenere gli alimenti e, solo se vengono smaltiti negli appositi contenitori, ne permettono il corretto riciclo e la successiva re-immissione nel mercato.
Finché non impareremo a differenziare in modo corretto non risolveremo il problema dell’inquinamento. E in Teamplast siamo e saremo sempre in prima linea per una corretta cultura della plastica e del suo utilizzo.
I sacchetti in plastica del supermercato sono l’opzione più ecologica: ecco perché
Quando si parla di eco-sostenibilità molte persone pensano subito alla plastica come materiale inquinante per eccellenza e la maggior parte di esse la addita come materiale difficile da smaltire. Il motivo è da ricercare nelle campagne mediatiche distorte che espongono l’argomento in modo superficiale e nell’informazione basata su dati sbagliati, spesso non supportati dalle analisi di ricerca. A tutto questo si aggiunge la nascita del fenomeno “greenwashing” (che sfrutta l’appeal del termine “green” nel senso di “ecologico”) che non fa altro che aumentare la distorsione delle informazioni. Con “greenwashing” si intende un “ambientalismo di facciata”, e indica la strategia di alcune aziende che cercano di costruire intorno un’immagine di sé ingannevolmente positiva in termini di rispetto dell’ambiente, solo per mascherare i propri prodotti inquinanti. Attratte da questo trend molte aziende che utilizzavano confezioni e articoli in plastica hanno virato gradualmente la produzione a favore di altri prodotti, primo fra tutti la carta specialmente se pensiamo all’industria alimentare. In questo scenario di completa disinformazione i classici sacchetti dei supermercati sono tra gli articoli più colpiti a livello commerciale.
Analizzando però una ricerca condotta dall’Università di Oxford i fatti ne escono capovolti. Lo studio indaga sulla composizione degli oggetti più utilizzati e vi stupirete di come la plastica incida soltanto per l’1% rispetto al totale. Appare quindi evidente che eliminandola non si elimina il problema anzi, al contrario, lo si esalta.
Inquinamento: i veri fattori di responsabilità
Oggi la tecnologia ha fatto enormi passi in avanti, permettendo la creazione di plastiche eccellenti e biodegradabili, prodotte con granuli molto resistenti e sofisticati. Attraverso il loro utilizzo e un corretto smaltimento è diventato possibile un infinito riciclo del materiale con una perdita di qualità nel prodotto veramente minima.
Come già sottolineato nell’articolo che riguarda la situazione di spiagge e mari abbiamo più volte spiegato come il principale responsabile dell’inquinamento sia l’uomo, non la materia prima. Ognuno di noi è tenuto a decidere secondo la propria responsabilità dove gettare un rifiuto, scegliendo se sia giusto l’apposito contenitore per la raccolta oppure la strada. E dopo aver usufruito di un qualsiasi bene confezionato divenuto spazzatura, sono le nostre stesse mani a renderci partecipi della salvaguardia ecologica. In Teamplast sosteniamo sempre l’educazione alle persone e, prima di demonizzare ingiustamente qualsiasi bene di consumo, ne sosteniamo il corretto utilizzo e smaltimento.
I sacchetti del supermercato, plastica o carta? A voi la decisione
Partiamo dai fatti: nessuno dei due materiali è completamente eco-sostenibile. E se è vero che per produrre la plastica si utilizza un bene prezioso come il petrolio, è altrettanto corretto che per la carta si disboscano foreste necessarie alla rigenerazione dell’ossigeno per il pianeta. Per quanto riguarda il recupero della plastica, le ricerche stanno procedendo verso la rigenerazione di polimeri utilizzabili in campo alimentare, a partire dal recupero di materiale a uso domestico pulito, rigranulato e portato a forma di materia prima. Inoltre come indicato dagli studi, dobbiamo sottolineare che il processo di riciclo presenta evidenti differenze: per la plastica i procedimenti sono meccanici e ben poco inquinanti; ben peggiori sono sono gli agenti chimici necessari per il recupero e la decolorazione della carta.
Diventa necessario valutare il completo impatto di un materiale tenendo conto dell’intero processo di produzione e smaltimento che ne deriva. Produrre un sacchetto in carta comporta un’emissione di CO2 tre volte superiore rispetto allo stesso articolo fabbricato in plastica. Tornando alle buste del supermercato possiamo specificare che per la produzione di un sacchetto in carta di 60 gr vengono emessi circa 0,60 kg di CO2 contro 0,19 kg per lo stesso prodotto in plastica.
Anche il peso è importante e ha un impatto sull’ambiente circostante, poiché quanto più un oggetto è pesante (o ingombrante) tanto più saranno necessarie energie e costi per sostenerne la produzione, il trasporto e lo smaltimento finale. Le buste in plastica che troviamo alle casse dei supermercati pesano circa 6 grammi, contro i 60 grammi delle buste in carta.
Inoltre, un sacchetto di carta del supermercato è più fragile rispetto a quello in plastica. Se contiene oggetti pesanti o appuntiti è facile che si rompa con tutte le conseguenze che ne derivano. La tendenza è quindi quella di riempirli meno e usarne di più di quanti ne servirebbero realmente. Le buste in plastica, al contrario, sono più resistenti e se anche si rompono lievemente, difficilmente si lacerano del tutto. E ancora meglio sono riutilizzabili e riciclabili potenzialmente infinite volte.
Conclusioni: lo smaltimento dei rifiuti è parte fondamentale
Come abbiamo visto, è facile avere un’opinione distorta quando non si conoscono i fatti nel dettaglio. La carta, il vetro, il metallo, il legno e la ceramica hanno ottime proprietà e sono materiali ideali per la produzione di determinati articoli: così come la plastica!
Specialmente nei settori alimentare e medico-farmaceutico è fondamentale l’utilizzo di un materiale affidabile, pulito, sicuro e resistente che garantisca la protezione del contenuto al 100% e il suo totale isolamento da altre possibili contaminazioni.
I sacchetti in plastica, a oggi, sono l’alternativa più sicura ed ecologica per contenere gli alimenti e, solo se vengono smaltiti negli appositi contenitori, ne permettono il corretto riciclo e la successiva re-immissione nel mercato.
Finché non impareremo a differenziare in modo corretto non risolveremo il problema dell’inquinamento. E in Teamplast siamo e saremo sempre in prima linea per una corretta cultura della plastica e del suo utilizzo.
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